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Nuova diga di Genova: un progetto insostenibile

di Serena Mattia.

La prima pietra è stata posata, con un getto di ghiaia in mare è stato ufficialmente inaugurato il cantiere.  Parliamo della nuova diga foranea del porto di Genova, l’opera più costosa del PNRR, dal valore complessivo di 1,3 miliardi.

Lo scopo della diga è quello di proteggere il porto della città dal moto ondoso e andrà a sostituire quella attuale che, a causa della sua posizione di prossimità alle banchine, non permette l’accesso delle navi cargo più grandi.

L’opera sarà infatti realizzata a circa 450 metri più a largo di quella attuale, a una distanza di 800 metri dalla costa in modo da poter far entrare in porto enormi navi portacontainer (lunghe circa 400 metri) consentendo a queste uno spazio di manovra maggiore.

La lunghezza complessiva sarà di circa 6,2 chilometri. Per realizzare il basamento, che poggerà su fondali fino a una profondità di 50 metri, saranno impiegati 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, su cui verranno posati un centinaio di cassoni prefabbricati in cemento armato alti circa 33 metri. Sopra i cassoni verrà elevato un muro di coronamento che raggiungerà una quota sommitale di 7 metri, come la diga attuale.

Ma è davvero necessaria un’opera così grande? Secondo Piero Silva, uno dei massimi esperti di progettazioni portuali a livello internazionale e professore universitario di pianificazione portuale in Francia, la posa della prima pietra segna l’inizio di un progetto sbagliato.

Nella sua lettera pubblica spiega perché questo progetto “segnerà l’inizio di un incubo”. “Non essendo riuscito a convincere a modificare il progetto – pur avendo proposto un’alternativa tecnicamente sicura, a costi e tempi dimezzati e con tutti i vantaggi della soluzione dell’Autorità Portuale – desidero con questa lettera aperta mettere la mia lunga esperienza a disposizione dei cittadini affinché almeno siano coscienti di cosa li aspetta”.

Le critiche mosse da Silva riguardano diversi aspetti:

  • Costi e tempi: sia i costi (1,3 miliardi) che i tempi (fine dei lavori stimata entro la fine del 2026) sono assolutamente sottodimensionati. Secondo Silva saranno necessari tra i 2 miliardi e i 2 miliardi e mezzo di euro prevedendo almeno 12 anni per portare a termine i lavori
  • Layout inadeguato: la diga ha grossi problemi dal punto di vista della sicurezza della navigazione. La rotta di ingresso e uscita delle navi non è parallela alla diga, questo difetto, in caso di condizioni avverse, potrebbe causare impatti tra navi e diga stessa
  • Rischio tecnico: secondo Silva risulta essere altissimo, la diga infatti sarà costruita su uno spesso strato limo-argilloso inconsistente, a profondità dove la consolidazione di tale strato è indispensabile ma considerata impossibile dagli esperti
  • Conflitto porto e città: il progetto è in controtendenza con l’attuale impegno di realizzare “Green Ports”, a causa dello sviluppo di un terminale per grandi navi contenitori davanti ad un centro urbano e a causa della lunga durata di un cantiere marittimo di questa portata all’interno della città, che comporterà inevitabilmente gravi impatti (sonori, visivi, ambientali)

Alla luce di queste considerazioni Silva ritiene che la diga foranea proposta per il porto di Genova non abbia garanzie di fattibilità tecnica adeguate ritenendo indispensabile correggere questo progetto in una diga diversa avente una fattibilità sicura, costi e tempi dimezzati.

Diverse perplessità arrivano anche da alcune associazioni ambientaliste secondo le quali la diga rischia di avere un grande impatto ambientale, interferendo con funzioni fondamentali dell’ecosistema dell’intero Mediterraneo.

Anche la trasmissione RAI Report ha dedicato parte del suo spazio ad un approfondimento sul porto di Genova, secondo gli esperti, il nuovo progetto potrebbe sconvolgere l’equilibrio marino del santuario dei cetacei, area marina protetta di Interesse Internazionale compresa tra il golfo ligure e la Costa Azzurra dove si stima la presenza di circa un migliaio di balene.

Del resto, aggiunge il biologo marino Maurizio Wurtz: “si ha l’impressione, leggendo il PNRR, che il mare non è stato considerato come ecosistema ma come strada per i grandi traffici oceanici. Quando si parla di ambiente ed ecologia insieme all’economia, di solito vince l’economia”.  

4 commenti

  1. Una schifezza il malaffare che é già iniziato per i lavori della nuova diga.
    Molti avranno da vergognarsi e saranno seppelliti sotto i cassoni della diga che collasserà .

  2. Molto probabilmente diventerà una grande mangiatoia da cui attingeranno i soliti gruppi di potere sponsorizzati da esponenti politici che si alterneranno nei prossimi anni.

  3. Bravi, ma manca una considerazione fondamentale: da dove sarà preso tutto quel materiale? Quante montagne, fondali di fiumi, pianure saranno distrutte? Si tende spesso a parlare degli impatti delle opere considerando solo l’area intorno, ma c’è anche la questione dell’energia consumata e delle materie prime, altrettanto importante.

    1. Giusta osservazione, Gaia, ma di fronte “all’interesse” (di TUTTI quelli coinvolti) tutto passa in secondo piano, se non viene completamente sotterrato. Poi, quando si tratti di denaro pubblico, quanto detto vale ancora di più: i tempi “stimati” (sempre per difetto, guarda un po’!) si allungano, a volte a dismisura (Venezia docet), i costi “lievitano”, gli ingranaggi si ungono e le tasche si gonfiano. Chissà perché il progetto alternativo di Piero Silva non sia stato preso in considerazione? Tra l’altro senza che ai cittadini (quelli che eleggono i “decisori” e che mettono i soldi, anche se del PNRR (che dovremo in buona parte, se non totalmente viste le ultime notizie, restituire)) venga data alcuna informazione, né spiegazione del/dei progetto/i. Ma buona parte della colpa è nostra: da troppo tempo siamo silenti, proni ai voleri ed agli ordini di chi ci “comandi”, sopraffatti dal menefreghismo e dalla paura. Altro disastro sarà il ponte sullo Stretto (opera imposta PER LEGGE!) se si farà, con ripercussioni decuplicate rispetto a questo!

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