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Druento: cittadini e Comune contro la cava di argilla prevista dal Piano per le attività estrattive

di Maria Cariota.

La nuova cava di estrazione di argilla sarà realizzata in un’area non ancora compromessa, fra le più belle del territorio druentino”. “Là dove oggi è tutto verde e vediamo correre caprioli, ci potrebbero essere solo cumuli di terra, escavatori e camion, con l’inquinamento acustico e atmosferico che inevitabilmente ne deriverebbero.” Il Comitato Spontaneo NO CAVA Misterletta-Cortese-Balmera lancia l’allarme sul nuovo polo estrattivo che la Regione vorrebbe realizzare a nord ovest di Druento (a pochi chilometri da Torino).

La cava (profondità di scavo 5 metri, volume estraibile 100.000 metri cubi) distruggerebbe un’area agricola di pregio di 66.000 metri quadrati, che si trova tra le tre cascine Cortese, Misterletta e Balmera, interromperebbe il corridoio ecologico collegato al parco della Mandria e avrebbe un pesante impatto sulla vicina zona residenziale, in cui vivono circa 150 famiglie e che comprende anche una residenza per anziani e una scuola nel bosco. Nicoletta Alby, una dei referenti del Comitato e titolare di un B&B in una delle cascine, spiega che ad essere pregiudicata non sarebbe solo l’area della cava ma una fetta di territorio molto più ampia, per la realizzazione anche delle strade per l’accesso dei camion al sito.

Il Comitato No Cava è nato a metà marzo di quest’anno e in poco tempo è riuscito a diffondere le informazioni agli abitanti. Fino ad oggi sono state raccolte più di 3.000 firme, attraverso una petizione on-line e cartacea. Questa settimana è stata organizzata anche un’assemblea pubblica. “Non è una battaglia di alcune famiglie ma di un paese intero, su cui sono già presenti cave e discariche”, specifica Nicoletta Alby.

Il Comune di Druento ha emesso parere negativo

La petizione chiede che la Regione stralci la cava di Druento dal Piano per le Attività Estrattive e accolga il parere negativo della Giunta del Comune di Druento. La Delibera di Giunta n. 17/2023 infatti, oltre a sollevare le criticità della proposta dal Piano di estendere i due poli estrattivi di Druento già esistenti (per cui propone misure di mitigazione) si oppone alla nuova cava mettendo in evidenza i gravi impatti ambientali e sulla salute e sollevando dubbi sulla compatibilità con il Piano Paesaggistico Regionale che tutela l’integrità del territorio agricolo e riconosce la rilevanza del contesto paesaggistico connotato da diffusa presenza di siepi e filari. Il 4 maggio scorso il Sindaco e il Comitato sono stati auditi davanti alle Commissioni Regionali Economia e Ambiente, auspicando che l’individuazione del nuovo polo non venga confermata nell’ultima fase dell’iter di approvazione.

Il PRAE è stato adottato ma non ancora approvato

Il Piano Regionale per le Attività Estrattive (PRAE) piemontese (in attuazione della Legge Regionale 23/2016) è stato adottato dalla Giunta Regionale il 16 dicembre 2022 (DGR 81-6285), ma non ancora approvato. Il 20 febbraio si è conclusa la consultazione pubblica ed entro 90 giorni la Regione è tenuta ad esprimere il parere motivato relativo alla Valutazione Ambientale Strategica. La Giunta regionale, tenendo conto dei contributi e delle osservazioni (di cittadini, associazioni di cavatori e agricoltori, Città metropolitana di Torino, comuni, province e altri enti), dovrà provvedere alle eventuali revisioni e adottare il PRAE in via definitiva. A quel punto dovrà trasmetterlo al Consiglio regionale, che avrà sessanta giorni di tempo per approvarlo.

Il PRAE, sovraordinato e vincolante rispetto ai Piani Regolatori dei Comuni, delimita i bacini estrattivi e individua i poli entro cui è possibile reperire i fabbisogni di materia prima nei prossimi dieci anni per costruzioni (sabbia, ghiaia), per l’industria (tra cui argilla, calcare, gesso) e pietre ornamentali (tra cui arenaria, granito), definendo un equilibrio tra i valori territoriali, l’attività estrattiva e il mercato di riferimento.

Il Piano triplica superfici e volumi estraibili in base a valutazioni insufficienti

Le osservazioni che sono state presentate a febbraio (ad esempio in quelle di Pro Natura, Salviamo il Paesaggio, i cittadini di Villanova Mondovì) esprimono forte preoccupazione per la previsione del Piano per il prossimo decennio di triplicamento delle superfici e dei volumi estraibili in Piemonte, senza una realistica indagine della tipologia e consistenza della domanda di materiale (la stessa Relazione Generale di Piano parla di “ livelli continuativamente bassi di domanda” e del fatto che “non si dispone di indicazioni certe sui trend della domanda per il decennio di validità del piano”).

Secondo le osservazioni, nonostante la corposità del documento, nel Piano sembra prevalere il carattere di “piano industriale”, volto a soddisfare gli interessi del settore produttivo, rispetto alla tutela dei valori ambientali. La coerenza con gli altri piani sovraordinati (Piano Paesaggistico Regionale e Piano Assetto Idrogeologico) viene dimostrata in modo approssimativo e generico. Il supporto conoscitivo da cui emergono le previsioni relative agli specifici territori è assente o inadeguato.

Non è passato inosservato inoltre un passaggio della Relazione Generale del Piano che in modo particolarmente irrituale per un documento tecnico, con parole che suonano come una sorta di delegittimazione e pregiudizio nei confronti di chi esprime visioni differenti, accusa “gruppi di pressione e di opinione pregiudizialmente interessati di bloccare per motivi ideologici opere e attività rilevanti per l’economia nazionale”.

Un commento

  1. Bisogna agire anche dal lato della domanda, non solo dell’offerta, altrimenti non se ne esce. Imporre il riciclo degli inerti e scarti di lavorazione tanto quanto la tecnologia consente. Smetterla di dare soldi all’edilizia. Altrimenti non se ne esce.
    Con tutto questo ristrutturare e costruire, da qualche parte il materiale deve venire. È ora di collegare le due cose!

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